Ancora una volta, la Corsica vede l’arrivo del conte Marbeuf, governatore francese, il quale ristabilisce l’ordine, definisce una politica di sviluppo agricolo (miglioramento della razza ovina e cavallina, piantagione di gelso e di cotone), si occupa di disarmare e placare le popolazioni, dar loro uno stato civile e farle partecipare all’amministrazione del paese.
Un Plan Terrier è definito, che contiene informazioni molto precise riguardo alla situazione economica dell’isola. La popolazione aumenta del 30% in 20 anni. Sono costruite strade.
Nel 1769, un decreto promulga che "la Corsica fa parte dell’impero francese e i suoi abitanti sono retti dalla stessa costituzione degli altri francesi". Ma questo testo non sigilla per questo la riconciliazione con la Francia.
Pasquale Paoli, dopo che l’Assemblea nazionale a Parigi - nata dalla Rivoluzione -, l’ebbe accolto, ritorna in Corsica acclamato dalla popolazione. Fa entrare la Corsica in secessione e chiama alla riscossa una nuova venuta: la Gran Bretagna.
Nel 1794 i Francesi lasciano la Corsica, l’isola diventa inglese. I 400 deputati riuniti a Corti il 10 giugno proclamano Pasquale Paoli "babbu di a patria". Ma Paoli è ben presto deluso dalla Gran Bretagna che considerava come un modello di liberalismo. Quest’ultima, infatti, mira in Corsica ad uno scopo strategico ed economico e non fa caso al popolo insulare. Estromesso, Paoli è richiamato a Londra dove muore qualche anno più tardi.
Il regno anglo-corso sarà di breve durata, i Francesi ritornano in ottobre 1796 in seguito alla firma del trattato di Parigi.
Dal 1770 al 1790 ritroviamo Marbeuf, comandante in capo delle truppe del re di Francia. Fa perseguitare coloro che furono partigiani di Paoli, alcuni saranno sgozzati, altri deportati in prigioni tolonesi. Attribuisce ai notabili dell’isola titoli di nobiltà e distribuisce borse di studio. Muore a Bastia il 20 settembre 1786. Degli sconosciuti faranno sparire la sua bara e distruggeranno il suo castello.